Scuoiare l’immagine – esercizi di immaginazione

Dopo aver letto l’articolo su Tapirullanza sono andata a spulciare il blog sugli esercizi di dilatazione di McClark.

Personalmente non ho mai preso ispirazione da dipinti e disegni, anche se mi piace dipingere e adoro l’arte pittorica, specialmente se surreale o comunque a forte gradiente immaginativo (per dire, mi piace Dalì, molto meno Giotto). Per ora ciò da cui ho tratto maggiore ispirazione sono i sogni, ma d’altronde che importa da dove si pescano le idee? Le idee sono a buon mercato. Più difficile è tenere l’immaginazione elastica e allenata e questo è il proposito degli esercizi di dilatazione. Prendere un’immagine e aprirla dal di dentro per scovare cosa nasconde, lo chiamerei “scuoiare l’immagine”.

McClark è un illustratore, molto bravo tra l’altro, e propone ogni settimana degli esercizi di dilatazione sui propri lavori aggiungendo a ciascuno un breve paragrafo scritto per dare spunto alla narrazione. La cosa mi sembra così intelligente e le illustrazioni sono così fighe che proverò anch’io a fare degli esercizi di dilatazione. Dei racconti, non molto lunghi, su un 5000 parole come massimo, ciascuno a partire da un’immagine.

Visto che di immagini suggesstive è pieno il mondo, mi limiterò a usare le illustrazioni di McClark. E non userò le necessariamente le prossime che pubblicherà in ordine, ma sceglierò quelle che mi piacciono di più. Se un’immagine non fa scaturire nessuna sensazione in chi la guarda, il proposito degli esercizi di dilatazione perde di senso.

Il punto fondamentale sarà quello di allenare e liberare l’immaginazione, per cui per me l’esercizio sarà di rendere i racconti il più immaginifici possibile nel limite della coerenza interna. Non terrò conto delle scritte di McClark che accompagnano le immagini, userò le immagini e le immagini soltanto. Ho già adocchiato alcune illustrazioni su cui lavorare. Quella di lunedì scorso non è male.

L’unico dubbio è che è un po’ troppo precisa. Confrontata ad altre è un’immagine “facile” da interpretare. C’è un gigante che pare essersi appena risvegliato e una città in rovina. Visto che perde sangue potrebbe essere che l’hanno attaccato e che la distruzione della città non sia che un effetto collaterale. Se l’interpretazione è immediata vuol dire che l’uso dell’immaginazione è limitato.

Questa mi piace particolarmente, bellissima composizione, anche se è “facile”. Si poteva persino usare per il concorso di Hydropunk!

Guardate invece questa.

Questa non racconta alcuna storia, è suggestiva, ma non suggerisce molto, è già complicato capire che cosa è! Se si vuole costruire un racconto su questa bisogna per forza mettere in moto l’immaginazione o non se ne cava un ragno dal buco.

Questa mi piace da matti.

Ha un che di poetico, è malinconica. Lasciate stare lo scheletro, il teschio, bla, bla, questi sono oggetti. Io dico l’impressione. E’… triste e dolce insieme. Ecco, è questo che serve per scuoiare l’immagine, un’impressione. Qui c’è anche il contrasto tra la natura dell’impressione e quella del soggetto, il che non guasta. Quest’immagine penso di usarla.

Questa è magnifica, una delle mie preferite, e praticamente perfetta per l’esercizio.

Qui non c’è niente da capire, a parte che fa freddo! C’è solo da inventarci sopra.

Penso che la prima sarà invece questa qui. Stupenda, dovrei mettere una gigantografia in camera.

E’ l’esercizio di dilatazione numero 8.

5 pensieri su “Scuoiare l’immagine – esercizi di immaginazione

  1. coscienza

    (mi delurko)

    Effettivamente l’immagine dell’uomo pesce intrappolato nella rete è fra le migliori, quasi sembra raccontare una storia, con pochi tratti. I gabbiani, poi, ricordano vagamente la ballata dell’antico marinaio di Coleridge.
    Anche se, ironicamente, temo sarà proprio l’uomo pesce uno dei principali stereotipi del concorso Hydropunk 😀

  2. fraflabellina Autore articolo

    (felice del delurcaggio)
    L’uomo pesce (o quello che è, mi sembra un uomo caduto in mare e rosicchiato da un pescecane) è bellissimo. L’immagine scentrata, con i tratti rigidi della creatura posizionati insieme alla rete con un perfetto centro simmetrico. E i gabbiani che “avvolgono” la creatura e aiutano a convergere lo sguardo sull’occhio, il centro focale dell’immagine, unico punto in cui c’è del giallo. E’ una composizione molto intelligente. Proprio bello.

    Anche se, ironicamente, temo sarà proprio l’uomo pesce uno dei principali stereotipi del concorso Hydropunk

    Spero vengano fuori delle idee originali, in Deinos non ce n’erano state molte. Non è facile farsi venire in mente qualcosa che non sia troppo scontato, specie con un limite di 5000 parole. Ho finito di scrivere il mio racconto e lo sto rimettendo a posto in questi giorni. Niente uomini pesce, in compenso il protagonista adora fumare la pipa 🙂

  3. fraflabellina Autore articolo

    @erich

    Le lame del sesia sono suggestivissime, e lugubri! Con tutti quei rampicanti, l’aria umida e impestata di moscerini, l’odore di marcio… Anche la montagna la trovo fantastica, passerei ore a girovagare da sola nei boschi, specie di questa stagione, quando fa freddo e le foglie cominciano a cadere e le nuvole corrono basse che sembra di toccarle. Mio padre ha detto una verità: “coloro a cui non piace la montagna non hanno senso estetico”.

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