Fuochi fatui – Hydropunk

Visto che il concorso Hydropunk ha chiuso la fase di raccolta dei racconti, mi prendo la libertà di pubblicare la prima parte del mio, poco meno di un quarto della lunghezza. E’ la quarta revisione, che ho deciso arbitrariamente essere l’ultima, ma rileggendo ora vedo che c’è qualcosina da mettere a posto. C’è sempre qualcosina da mettere a posto. Il titolo è Fuochi fatui.

Il capitano Chiarizia liberò la cima dalla bitta e la lanciò al marinaio sul ponte della dragamine. Sebastiani, al timone, allontanò la Sirena dalla dragamine e dalla traiettoria delle eliche.
Il marinaio sventolò il berretto, le eliche spazzarono le onde. I palloni aerostatici tiravano i cavi d’acciaio, la dragamine virò in equilibrio cinque metri sopra il pelo dell’acqua e una nuvola di spilli sbuffò dal mare. La nave virò verso Capo Carbonara seguita da un arcobaleno d’acqua vaporizzata.
Chiarizia si asciugò la faccia con la manica della camicia.
Centellinò il poco tabacco rimastogli e si accese la pipa. Il nuovo arrivato, che la dragamine aveva pescato dritto dritto dalla terraferma, salì a prua con lui.
Martinozzi sorrise. Scarpe di tela, calzini bianchi, mani bianche, vecchio orologio d’oro e gel nei capelli. Chiarizia si gustò l’aroma sulla lingua.
«Queste sono le boe?» Martinozzi indicò la tela ripiegata del pallone aerostatico che dalla cala di prua usciva sul ponte di comando. «Ci troveremo a usarle secondo lei?»
«Se avvistassimo fuochi fatui.»
Martinozzi guardò il cielo che imbruniva. Masticava qualcosa.
«Tabacco?» chiese Chiarizia.
«Cosa? No, gomma. Per il mal di mare.»
«Oh.»
«Non avevo mai visto un’intera nave portata dalle boe. Anche la Sirena può sorvolare il mare?»
«Quella là è una nave sperimentale e la Sirena è solo un vecchio peschereccio,» Chiarizia accarezzò la balaustra, il fianco dipinto di bianco e di blu. «Se avremo sentore di quelle bestiacce, un fuoco fatuo, una bolla di metano, se venissero a grattarci la chiglia, gonfieremo i palloni con l’elio e ci solleveremo, ma saremo immobili. La vede quella cima? Se s’impiglia, il pallone non sale, la nave s’inclina da una parte e qualcuno finisce in acqua. E lo vede il gancio? Se i miei marinai non arrivano in tempo a sganciarlo i palloni non si alzano, non si gonfiano e noi rimaniamo coi piedi al bagnato.»
Martinozzi aprì il collo della camicia. «Non darò fastidio, capitano.»
«Si è già sistemato sottocoperta? Sì? Allora si cambi le scarpe. Se qualcosa le va su un piede e ne fa una sogliola mi aspetto che lei continui a camminare.»
«Ma la mia attrezzatura, il microscopio, i ferri?»
«L’irlandese e la Rosi hanno sistemato tutte le sue faccende nella stiva.»
Chiarizia fece segno di seguirlo.
 
La vecchia cella frigorifera era stata smantellata. Le pareti d’acciaio nudo vibravano a contatto con la sala macchine. La Rosi, in piedi nell’angolo opposto al portello, sollevò il disco Secchi facendolo oscillare.
«L’hai sistemato quell’aggeggio?»
«Sì, capitano. Si era solo slegato, nessun problema.»
«Niente?»
Chino sul visore, Sebastiani ruotò il periscopio sott’acqua. «Blu, blu, blu e blu.»
Sul tavolo inchiodato al pavimento affianco al periscopio, la Rosi aveva sistemato l’attrezzatura di Martinozzi.
Chiarizia aprì una custodia di pelle nera e osservò i bisturi e le pinze aspirando le ultime boccate dalla pipa. La roba del biologo sapeva di disinfettante e di sapone per i piatti. Aveva portato a bordo fogli plastificati, boccettine e alambicchi, cannucce graduate, una collezione di contenitori in plastica con etichette tra le più ingarbugliate che Chiarizia concepisse, il microscopio con quattro ingrandimenti, vetrini, dei libri, un taccuino.
Con la coda dell’occhio Chiarizia vide che Sebastiani invece di controllare il periscopio se ne stava a cavalcioni dello sgabello a fissare la Rosi con una faccia da tonno. La cima del disco Secchi si era tutta impigliata e annodata.
«Ha mai sezionato una di quelle bestiacce?»
«Le ho studiate,» rispose Martinozzi. «Non sono facili da catturare. E poi non sono bestiacce.»
«Ah no?»
«Sono intelligenti. I resti dei fumaioli ne sono una prova inconfutabile.»
«Intelligenti, eh?»
Martinozzi sistemò i piedini sotto il microscopio. «Non crede che siano intelligenti?»
Chiarizia tirò dalla pipa. «Sebastiani!»
«Sì? Sì, capitano.»
«Il periscopio!»
«Mi scusi, capitano.»
Chiarizia sedette sul tavolo e sui taccuini di Martinozzi. «In vista delle coste sarde, a cinque miglia dalla scarpata, l’equipaggio di un ex peschereccio simile alla Sirena sentì un rumore di metallo venire dalla carena. Poteva essere un galleggiante alla deriva, un tronco, un pezzo di qualcosa. Il fondale sarà stato di seicento metri. Fuori bordo non c’era niente di niente. Si misero al periscopio e videro delle ombre, come delle cime arrotolate al timone. Poi videro una coda. Una pinna verde, e sentirono il rumore di un trapano che forava lo scafo. In cinque minuti la sentina era allagata, il fondo aperto come una scatola di sardine. In dieci minuti la nave affondò. Io ero vicino, raccolsi un marinaio. Non trovai gli altri quattro, né il capitano DeLuca. Erano andati giù. Il marinaio disse che le pinne lo avevano afferrato per le gambe,» Chiarizia picchiettò il fondo della pipa buttando per terra cenere e fondiglio ancora tiepidi. «Conoscevo bene il capitano DeLuca. Mi regalò questa pipa, l’ultimo regalo che mi fece, un giorno prima di scomparire là sotto. Se penso che quelle bestie sono intelligenti? Oh, sì. Sono intelligenti. Chissà cosa nascondono, che piani hanno.»
«Bisogna trattarle con rispetto.»
«Sebastiani! Il periscopio! Rispetto? Se ne pesco una gli stacco pinne e squame una a una.»
«Non hanno né pinne, né squame,» disse Martinozzi. «Sono bonellie.»
Chiarizia aveva bisogno di un’altra fumata. «Vada a riposarsi, sarà stanco,» disse. «Qui dobbiamo fare i turni al periscopio, lei farà il turno del mattino. E si cambi le scarpe.»
 […]
 
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I commenti sono ben accetti.

6 pensieri su “Fuochi fatui – Hydropunk

  1. coscienza

    Sembra molto promettente. +1 per il capitano che fuma la pipa 😀
    Forse nelle prime righe la paratassi è un po’ troppo spinta, frammentata e fra nomi e vestiario “Scarpe di tela, calzini bianchi, mani bianche, vecchio orologio d’oro e gel nei capelli” c’è un po’ troppo “effetto elenco”

    Ma non sono un esperto, quindi non farci troppo caso ^^

  2. fraflabellina Autore articolo

    Eheh, il capitano è un fumatore incallito! Sì, le prime righe sono quelle che convincono meno anche me, varrebbe la pena spenderci qualche parola in più. Ho intenzione di aspettare ancora un paio di settimane per “dimenticare” e poi darci un’altra ricontrollata. Non si finisce mai… 🙂

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